ANALISI DELLE CRITICITA’ VENETE DEL 27-28 FEBBRAIO 2024

Ci eravamo ormai abituati ad aprire finestre di analisi in autunno e negli ultimi anni della primavera, però oggi dovremo parlare dell’analisi di un evento piovoso importante alla fine dell’inverno. In mezzo ad un inverno anticiclonico e piuttosto mite soprattutto tra gennaio ed inizio di febbraio, due perturbazioni autunnali, a fine novembre ed a fine febbraio, con i connotati tardo autunnali ma piuttosto simili negli accumuli soprattutto nevosi in quota. Perturbazione numero 8 piuttosto forte, figlia di un affondo più importante nel Mediterraneo, cosa che non è accaduta da dicembre ad oggi a causa di una invadente alta pressione verso ovest in espansione a est. Il vento sinottico da nordest, ma essenzialmente umido e mite di nascita Scirocco, ha fatto sì che in alcune aree la pioggia sia diventata cospicua in poco tempo, soprattutto nell’area vicentina occidentale che sborda a nord con il trentino meridionale. I modelli previsionali gratuiti, a disposizione di tutti, avevano sommariamente individuato la zona più battuta, ma la situazione è leggermente cambiata, producendo più precipitazione a ridosso dei monti, che comunque hanno ricevuto tanta pioggia e inizialmente neve. La solita area più piovosa ovvero quella di Recoaro Terme, imbuto orografico rivolto verso sudest, ha ricevuto sì tanta pioggia, ma forse meno delle aspettative, ed invece, il vento teso da nordest, mixato col sollevamento da stau e con una stasi delle precipitazioni, ha concesso più pioggia, rispetto alla differenza che solitamente c’è, tra l’alta pianura occidentale vicentina e le suddette montagne, colpendo di più la fascia tra i Colli Berici e le “piccole Dolomiti”. Sicuramente fondamentale è stata la trasformazione in neve in molte località oltre i 1500 m di quota che ha permesso quasi una laminazione naturale dell’acqua scesa, e a dirla tutta, la quota neve in rialzo durante l’evento non ha creato quei problemi che invece si erano notati nel 2010 con la fusione quasi completa dei 30-50 cm oltre i 1500 m che erano caduti prima dei tre giorni di pioggia del 2010.

Questa situazione possiamo evincerla sull’asta dell’Agno Guà che raccoglie tutta l’acqua di questo imbuto orografico che col tempo si è popolato di stazioni meteo ufficiali per monitorare appunnto questo fenomeno da stau. Ha superato il secondo livello di guardia solo dopo il passaggio del nucleo più importante e si è mantenuto tale per il resto della giornata. L’apertura del bacino di laminazione più a sud in zona Montebello, ovvero dove c’è l’autostrada, ha permesso solo di regimare il fiume a sud, ovvero dove incrocia l’acqua proveniente dai Colli Berici e zona del basso vicentino, dove ha piovuto davvero tanto e dove i dati di Brendola solo davvero alti, ovvero mai visti recentemente. Limitando i problemi “cronici” dei fiumi vicentini che si stagliano e serpeggiano tra i campi coltivati verso i fiumi più grandi.

Tutta la parte più a ovest della provincia non ha avuto particolari problemi, nonostante i valori di Crespadoro e Passo S.Caterina siano stati davvero notevoli forse tra i record delle stesse stazioni. Sorprendente, ad onor del vero, non avere particolari problemi in quelle zone vista la quantità diffusa di pioggia in tutta la Valle dell’Agno. Qualche problema l’ha avuto anche il Chiampo che è leggermente più a ovest, con valori molto alti, dovuti alla pioggia delle colline adiacenti che però scemavano, anche sorprendentemente, nel vicino confine veronese.

Però il clou del peggioramento c’è stato sul lato est della Valle dell’Agno e come detto tra i Colli Berici e la basse valle dell’Agno. Non è la prima volta, anzi succede sovente, vediamo un ripetersi di situazioni piovose, nella stessa perturbazione, nelle stesse zone, dovute essenzialmente alla statiticità del movimento ciclonico. Nella maggior parte delle situazioni gravi di pioggia, in tutte le stagioni, si può notare questo problema: il sistema di bassa pressione invece di scivolare a est, trova un blocco, anche altopressorio a est nei balcani, e tende a rallentare ed approfondirsi per un breve periodo ma quel periodo è devastante per le zone in cui si trovano sulla direttrice. Le alluvioni toscane e venete sono essenzialmente di questo tipo.

In questa zona come si evince da una delle immagini in calce, si vede chiaramente che entro le 14 del giorno 27 le zone più colpite sono le stesse che vi ho raccontato, soprattutto cadute nella prima parte della giornata del 27 che poi creerà i problemi al fiume Retrone che in poco tempo riceve acqua che non è abituato a ricevere, ma nemmeno ricevuto nel fatidico 2010. Questo fiume, tra risorgive ed immissari, parte da ovest di Vicenza e taglia la città, ricevendo tutta l’acqua a nord dei Colli Berici, arriva in centro a Vicenza, proprio dove incrocia i destini dell’acqua che proviene dal Bacchiglione. Questo fiume, si evince dalle ricerche internettiane, un tempo si chiamava Retrone fino a Padova. Fatto sta che è risaputo il problema di portata del Retrone che gira intorno alla periferia Sud di Vicenza, conosciuta come la zona della ferrovia. Questo è il primo punto da capire: il Retrone era già molto alto nella prima mattinata del 27 ed i dati di Sant’agostino e di Brendola danno veramente il senso di quanta acqua è scesa in un territorio argilloso e che espelle subito quanto riceve.

Faccio un passo indietro. Arpav ha messo a disposizione di tutti, e questo ovviamente è una gran cosa, tutte le previsioni riguardanti le previsioni sulle sezioni e livelli dei fiumi: il giorno 27 non erano previste criticità, tutte erano posticipate al giorno 28 ovviamente al passaggio delle ondate di piene come è successo spesso. Ecco invece il giorno 27 c’è già questa criticità che blocca praticamente lo scorrimento del Bacchiglione verso sud, proprio nel suo serpeggiante alveo in centro a Vicenza.

Ovviamente, come scritto nelle ricerche internettiane, appena c’è un problema, il Parco del Retrone in zona s.Agostino va sotto acqua.
Ora passiamo al secondo punto, il Bacchiglione. I livelli mostrati nei livelli idrometrici a nord di Vicenza non mostrano particolari problemi se non quelli ben inquadrati del giorno 28 al passaggio dell’ondata di piena. Nel tempo sono stati costruiti due bacini di laminazione a Nord, uno che arriva dalle colline a Ovest di Malo-Isola, ed uno a nord sul Timonchio (Caldogno), nella zona dove nel 2010 si ruppe un argine e salvò praticamente Vicenza centro dall’esondazione. Visto il continuo perdurare delle forti precipitazioni in atto sulla cordiglierà della Valle dell’Agno a est ed in genere in tutto quel triangolo piovoso Malo-Thiene-Schio conosciuto come volgarmente “orinal di dio”, si è aperto subito il bacino sull’Oriolo, un immissario del Bacchiglione, fatto nel 2021.

Quindi il Retrone già full in mattinata, più il rallentamento del Bacchiglione dovuto all’immissario Retrone, più le piogge ingenti che cadevano su Vicenza, sulla parte Nord dei Colli, e tutta la parte nord-ovest della provincia raccolta da Orolo, Timonchio, Astico-Tesina si convogliano sul Bacchiglione che evidentemente non ha particolari possibilità di liberarsi quest’acqua e si alza a livelli importanti. A questo punto si apre anche il bacino a Caldogno, completato nel 2020, che libera la pressione sul fiume, calmierandolo per l’ingresso a Vicenza proprio come successo già a novembre 2023.

Le esondazioni locali oltre al Parco del Retrone, non ci sono stati. Le immagini dello Stadio di Vicenza sott’acqua, è una immagine che arriva spesso ma che è dovuto a problemi di smaltimento acque della zona, risaputo e denunciato da anni. Essendo poi ubicato a pochi metri da Bacchiglione e Retrone non ci sono molte possibilità di sistemare la zona. Difatti in molte persone chiedono di spostare lo stadio in altra zona.
Fatto sta che Vicenza non è andata sott’acqua ed è quello l’importante, perchè ha salvato persone e milioni di euro di danni.

Aggiungo che è andata anche piuttosto bene, perchè fermo restando che questo peggioramento piovoso sia stato di 36 ore, poi allargato a 48 ore dal sottoscritto per raccogliere informazioni più generalizzate e più complete, paragonandolo al 2010 o anche in altri momenti, fosse stato di 72 ore come succede in autunno, perchè le strutture bariche sono più potenti (post estive) e perchè il sollevamento è più forte (venti di scirocco), la situazione sarebbe stata ingovernabile. Se gli accumuli fossero 130-170 diffusi in 48 ore ma fossero 250-300 mm (come già successo), con un baricentro più a sud come in questo caso (nel 2010 e 2020 era decisamente più a nord), nessuno avrebbe fermato tale calamità non solo per Vicenza ma per tutti i territori limitrofi.

Ora parliamo di dati idrometrici, cosa che ci teniamo a sottolineare, in quanto quelli pluviometrici sono stati già enunciati e sono sempre gli stessi: tanta pioggia in breve tempo in zone non abituate a ricevere tali portate di acqua ed ad impossibilità di mitigare la portata dei fiumi più piccoli (o si sta ponendo rimedio negli anni dopo calamità come questa). L’Agno Gua come detto non ha mostrato nessun problema se non un passaggio al secondo livello di guardia a Recoaro Terme a 0,66 cm, probabilmente anche sotto le più rosee aspettative, ed ad un livello di guardia secondo a Ponte Brogliano 1.41 nella nottata tra 27 e 28, ovvero a quell’ondata di piena che era attesa da giorni. Questo dato è sotto a tutti i record degli ultimi 14 anni, visto che nel 2010 era salito a 70 centimetri in più. Più a sud a Montebello hanno aperto la cassa di espansione, riempita quasi totalmente. Questa scelta è obbligatoria per diminuire la pressione più a sud a Frassine dove il fiume diventa un classico fiume veneto, ricco di anse, che raccoglieva poi l’acqua proveniente dai Colli Berici, bersagliati in questa perturbazione. Prima di passare a sud del Guà, parliamo del Chiampo che va però sull’Adige. Salito a 4,75 m a San Vito Veronese terzo livello di guardia, ad un metro dai record del 2010. L’Alpone a Monteforte è salito a 2,50 più del 2020 ma a 80 cm dall’esondazione del 2010, che ancora ce la ricordiamo perchè ha distrutto la vita economica di tanti agricoltori tra cui il nostro mitico amico Michele che ricordiamo sempre ad ogni problema idrogeologico della zona est veronese. Aprendo una finestra sull’Adige massimo a -6,21 a circa 1 metro e mezzo in meno del recente problema all’Adige di novembre 2023. Ritornando nella sezione del Guà a Lonigo si è assestato a 2,45 messo a regime fisso dalla cassa di Montebello, difatti dopo il picco di metà giornata del 27 è rimasto fisso uguale alle 18 del 28. I record del 1992 parla di 1 metro in meno e nel 2010 a mezzo metro. 1 metro e 40 in meno rispetto al 2010 a Cologna Veneta. Il Frassine a borgo Frassine è andato a 3.15 (un metro sotto i record) mentre più a est a Brancaglia, raccogliendo l’acqua dei Colli Euganei (dove da segnalare i 70 mm di Teolo), il livello è salito a 3.37 superando il record del 2010, ma nel 2010 il fiume esondò per rotture degli argini a Veggiano. Il Frassine, dopo essere stato laminato a nord con l’Agno Guà si immette nel Gorzone nella bassa padovana: a Stanghella è salito a 2,21, superando il 2010 (rottura argine a nord) ma ancora un metro sotto al record del 2014 (non c’era il bacino di laminazione).

La situazione del Bacchiglione. Ponte Marchese, 2,27 m (sfiorato il secondo livello di guardia), 1 metro sotto il 2010, 80 cm rispetto al 2020; il famoso Ponte degli Angeli, 5,29 m, 90 cm sotto il record del 2010 (con esondazione nelle parti più basse) e 6 cm in più del dicembre del 2020; Alla confluenza a Longare con il Posina-Tesina-Astico, il livello è andato il pomeriggio del 28 a 5,65, ovvero a 60 cm dal record del 2010, superando di quasi mezzo metro il record del 2020. Posina non è stata letteralmente centrata come sovente accade, ma nonostante questo i suoi valori pluviometrici sono stati importanti, ma solo nella seconda parte del peggioramento cioè in pieno del giorno 28, così limitando la pressione sulla città di Longare. Posina a Stancari 2,23, ovvero 1,50 metri in meno rispetto al 2010; Tesina a Bolzano Vicentino più a sud, 2,83 m ovvero 2 metri e mezzo in meno. Ruolo centrale lo ha avuto anche Montegalda che raccoglieva anche tutta l’acqua caduta a est di Vicenza: Raggiunto il terzo livello di guardia a 6,48, sfiorando il record del 2010 di soli 12 centimetri. Si è parlato anche di Vo Vecchio a Bisatto, 1,60 terzo livello di guardia, battendo tutti i record dal 2010. Andando verso sud nella famosa Voltabarozzo il livello è salito a 11,14 m eguagliando il 2020 ma ancora 1 metro sotto ai record del 2010. La tristemente famosa Bovolenta per la rottura dell’argine nel 2010 sfiora il terzo livello di guardia a 6,99 a 89 cm dal record del 2010.
Per quanto riguarda il Brenta, a Barzizza, livello raggiunto a 2,40 m, 1 metro e 30 cm in meno rispetto ai record del 2010, appena sfiorando il primo livello di guardia; a Limena 2,83 m, 2 metri in meno del 2010; a Stra 3,83, a quasi 3 metri in meno del 2010. Piave a Nervesa 1,56, 1 metro sotto al 2010. Mentre a Est Monticano, Meschio, Livenza siamo sotto oltre 2-3 metri rispetto ai dati storici.

Dati nevosi: la quota neve si è attestata sui 1500 m prealpini ma alla fine ha piovuto sino ai 2000 m del Rolle mentre a 1800 al Verena. I quantitativi sono tra i 50 e gli 80 cm oltre 1600 m sulle Prealpi, mentre nelle Dolomiti tra i 20 ed i 40 cm. Sulle Piccole Dolomiti vicentine la coltre a 1600 m è stata di 80 cm, ben oltre i 100 m sui pendii oltre i 2000 m.

Trentino: la maggior parte della pioggia registrata in Trentino (escluso Pian delle Fugazze  e Vallarsa che risentono di tutti i peggioramenti del vicentino ovvero meridionali) sono state a ovest, ovvero nella giornata del 27 e 28. In calce ci sono alcune località con la maggiore piovosità: Passo Sommo 130 mm, Malga Bissina 120 mm, Dos de Sabion 120 mm ed a est l’unica Grigno 120 mm

L’ultimo paragrafo si può parlare delle allerte. Issate il giorno 26 con rossa per Vicentino e Trevigiano ovvero, Veneto-H e Veneto-B (idrogeologica) ed arancione per idraulica, portata a rossa per idraulica nel Veneto-B il giorno 27. Arancione per Veneto-E. Tutto come i piani perchè è andata esattamente così, però penso sia necessaria una divisione del Veneto-B perchè non può essere considerata uguale la situazione del Veneto-H ovvero mettere la stessa allerta il Brenta col Bacchiglione e l’Alpone. Se Bacchiglione e l’Alpone si comportano molto similmente, è diversa la situazione del Brenta: se le altre volte il peggioramento era generalizzato tra Prealpi e Piccole Dolomiti, questa volta non lo è stato e la differenza è abissale. Quindi allarmare tutta l’asta del Brenta dal padovano al bellunese, per i problemi del Bacchiglione mi sembra ormai anacronistico e quindi la personale richiesta di dividere le zone o almeno dividerle in zona H1 o H2.

Stefano Zamperin

 

Dati pluviometrici testuali, dati ARPAV e Meteotrentino

 

valpore 259 17+170+72
turcati 245 149+39+57
laguardia 219 127+33+59
staro 206 30+128+48
crespadoro 205 140+23+42
passo s.caterina 204 130+22+54
molini laghi 193 22+112+59
recoaro mille 192 117+26+49
brustole 191 15+105+71
castana 174 19+101+54
contra doppio posina 174 20+100+54
vicenza s.agostino 168 106+15+47
fugazze 170 da 100 a 270
valli 168 98+22+48
brendola 167 112+18+37
passo xomo 160 89+18+53
malo 158 97+50+11

isola 145 97+11+47
brogliano 143 88+17+38
montecchio 143 98+55
bosco 133 95+15+23
feltre 130 94+36
passo sommo da 130 50 a 180
marcesina 126 93+33
vallarsa 125 da 55 a 180
teolo 125 92+16+17
grigno da 120 50 a 170
bissina da 120 70 a 190
dos del sabion 110 da 70 a 180

 

DATI DEL 28 FEBBRAIO 2024

 

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